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lunedì 5 settembre 2016

LUCREZIO - DE RERUM NATURA - libro V - vv.1041-1090: traduzione, analisi, commento


Dunque pensare che in quel tempo qualcuno abbia assegnato i nomi

Alle cose e che da lì gli uomini avrebbero imparato i primi vocaboli,

È una pazzia. Infatti perché questo può indicare tutte le cose

Con la voce ed emettere i vari suoni della lingua,

Mentre nello stesso tempo gli altri sarebbero considerati incapaci di fare ciò?

Inoltre se gli altri non avevano mai fatto uso della voce

Fra di loro, da dove fu impresso il concetto

Di utilità (del linguaggio), e da dove gli fu data per prima la facoltà

Di sapere e di scorgere con l'animo ciò che voleva fare?

Ugualmente non poteva da solo costringere tutti e piegarli

Una volta vinti, a voler imparare a memoria i nomi delle cose.

Né è facile con la ragione insegnare alcuna cosa ai sordi e persuaderli

A ciò che debba essere fatto; e infatti non lo tollererebbero,

Né per nessuna ragione sopporterebbero su di sé che a lungo

Il suono inaudito della voce molesti inutilmente.

Infine che cosa c'è di tanto stupefacente in questa cosa

Se il genere umano, in cui vige voce e lingua,

Ha indicato con la voce le varie cose secondo la diversa percezione

Dal momento che gli animali muti e persino gli animali feroci

sono soliti emettere suoni diversi e vari

quando il dolore è presente in loro o quando ormai il piacere cresce.

Senza dubbio infatti è giusto che ciò sia riconosciuto fra le cose evidenti.

Quando il molosso, irritato, fa fremere le grandi e molli

Labbra, scoprendo i denti duri,

Ritratte per la rabbia, minacciano con ben altro suono

Rispetto a quando latrano e rintrona con suoni di ogni tipo.

O da quando vogliono leccare delicatamente con la lingua i cuccioli,

O dove li lanciano coi piedi, e attaccandoli col mordo

Fingono a denti sospesi di farne teneri bocconi,

E in ben altro modo adula con il mugolio della voce,

O quando abbaiano da soli nelle case, o quando

Piangendo fuggono le percosse col ventre a terra.

E poi nello stesso modo il nitrito non ti sembra essere diverso

Quando fra le cavalle il giovane cavallo nel fiore dell'età

infuria colpito dagli stimoli dell'amore alato,

E soffia fuori dalle larghe narici il fremito della battaglia

E quando così nitrisce in altri modi tremando in tutte le membra?

Infine la stirpe dei volatili e tutti gli uccelli,

I falchi e le procellarie e gli smerghi, cercando

Nel mare salato, fra le onde marine, il nutrimento e la sopravvivenza,

Lanciano suoni ben diversi per diverse occasioni,

Quando lottano per il cibo e quando combattono per la preda

Ed in parte mutano con le tempeste l'unica voce in

Un rauco canto, e si dice che l'antica stirpe delle cornacchie

E gli stormi di corvi  quando invocano l'acqua e

le piogge, e talvolta richiamano il vento e l'asciutto.

Dunque se le diverse sensazioni portano gli animali,

Pur essendo muti, ad emettere vari suoni,

Quanto più allora è ovvio che i mortali possano

Indicare la diversità delle cose con una qualche voce!





Versi polemica verso un nomothetes secondo la prospettiva platonica del Cratilo

→ polemica che non abbiamo trovato nella lettera di Epicuro ma in Diogene di Enoanda: attacco alla concezione

     platonica di un essere superiore (se non un dio) che stabilisce come un legislatore i nomi delle cose

Diogene di Enoanda (frammento 12, colonne 2-5): se la prende con coloro che introducono ermète che avrebbero

     insegnato le parole agli uomini → Lucrezio irride questa idea:

  • è ridicolo pensare che qualcuno abbia radunato tante masse di uomini, perché allora non c'erano autorità che potevano farlo → irride l'immagine anacronistica
  • non avendo la forza né la parola come avrebbe potuto farle riunire e spiegare a tutti come parlare?
  • è impossibile postulare una tale superiorità di un uomo rispetto a tutti gli altri tale che abbia potuto dare da solo il nome a tutte le cose → perché solo uno avrebbe dovuto avere un tale potere intellettuale?

concezione egualitaria: idea del protos euretes è assolutamente negata in Lucrezio

Democrito: la creazione del linguaggio non può essere avvenuta solo in base alla φύσις → prova: esistenza

     dell'omonimia (= uguale significante ma diverso significato) → es: come "ratto" è sia "furto" sia un particolare topo

tanti pensano che qui Lucrezio non attacchi la teoria di Platone ma di Democrito, che gli epicurei bersagliavano

     perché aveva sostenuto la stessa teoria atomica ma con sfumature diverse



  • Asindeto : prima di tempore (vv. 1045) manca un "mentre" → questa argomentazione manca in Diogene
  • Notities (vv.1047): nome della I declinazione declinato come uno della III → termine tecnico latino che traduce il concetto epicureo di πρόλεψις, un concetto fondamentale nella teoria gnoseologica epicurea: sono quelle idee innate, idea conoscenze che non hanno bisogno di una dimostrazione perché derivano dall'esperienza ripetuta di un certo fatto → Filodemo: fa riferimento a quella idea comune che tutti gli uomini hanno del buon poeta, è qualcosa di evidente prodotta dall'esperienza comune che colpisce tutti gli uomini → esiste una base conoscitiva da cui si deve partire, ma che non ha bisogno di essere dimostrate

→ come avrebbe potuto pensare allora all'utilità della parola se non era insita in loro l'idea del linguaggio?

     Quindi se gli altri non parlavano come facevano a capire il linguaggio con cui veniva insegnato il linguaggio?

  • Sciret (vv.1049): ha l'ultima lunga → è una deroga regola prosodica per cui una parola che finisce con consonante diversa da s  ed è seguita da parola che non inizia per altra consonante ha l'ultima sillaba breve: principio fondamentale dell'età arcaica: Lucrezio è a metà strada tra prosodia metrica arcaica e classica
  • Motivo della συναγογή
  • Surdis (vv.1052): riassume l'incapacità di capire (non erano davvero sordi)
  • Verbo 1054: Non avrebbero tollerato che questo si esprimesse a loro con suoni che non capivano
  • Frustra (vv.1055): lo mette apposta alla fine della argomentazione per indicare la futilità di questa possibilità, confutandole definitivamente



Versi 1056-58: spiegazione proposta da Lucrezio: perché gli uomini non avrebbero dovuto avere, come già gli animali, la tendenza insita all'espressione relegando solo ad un uomo questa qualità? Ce l'hanno anche tutti gli animali!!

→ ancora una volta riferimento al mondo animale: indica come gli animali siano in grado di significare diverse

     sensazioni, di indicare il loro sentimento e stato d'animo



  • Vario…varia (vv. 1058): iterazione la varietà delle sensazioni (= πάθος)
  • Ciere (vv.1060) = mittere
  • Gliscere (vv.1061): verbo poetico (= "crescere"); solo Tacito è uno dei pochi prosatoria che lo usa



Versi 1063-1066: primo animale citato è il cane, che emette suoni diversi in relazione allo stato d'animo del momento

→ sono versi famosi: denotano una grande attenzione alla psicologia animale che è piaciuta a molti lettori di varie età

→ i molossi erano usati come cani da caccia e da guardia per pastori erano particolarmente feroci ed aggressivi

→ nota la ricerca consonantica: per rendere in modo onomatopeico il ringhiare dei cani, la frequenza della liquida r

tipica sovrabbondanza di aggettivazione di Lucrezio, ma qua è esagerata, iperbolica



  • Inritata  (vv.1063): per ipallage si riferisce ai molossi
  • Ricta (vv.1064) : indicherebbe lo stare con la bocca aperta dell'animale, ma Lucrezio opera una variazione

semantica → qui indica le labbra → anomalia lucreziana: è un della IV decl. ma qui è declinato come della II

→ capacità poetica di Lucrezio si fissa su questa immagina prima fremono e scoprono i denti nudi.

  • Restricta (vv.1065): idea di qualcosa che viene tirata indietro → sono le labbra che vengono tirate indietro per mostrare l'aggressività, il prossimo attacco dell'animale

Lucrezio si perde nel gusto descrittivo: il suono passa quasi in secondo piano rispetto all'immagine del cane, il

     ringhio è quasi coperto dalla violenza nel ritirare le labbra e mostrare i denti

→ il ringhio annuncia aggressione, il latrato indica un diverso atteggiamento non pericoloso: sono suoni diversi

  • Ubi (vv.1068): variatio rispetto a cum, entrambi "quando" congiunzioni
  • Haustus (vv.1069): lo abbiamo visto con inghiottì entro dei liquidi allusione all inghiottiresti del sangue. E inghiottire qualcosa di liquido, i cuccioli sono così piccoli da essere inghiottiti in un boccone. È prolettico.
  • Gannitu (vv.1070): indica suono di tenerezza verso i propri cuccioli.
  • Baubantur (vv.1071): verbo onomatopeico (greco βαύζειν) rende con dei suoni i suoni dei cani. Agli animali con certi suoni significano certi stati non c'è la teoria del linguaggio né la formazione del nome in base a certi suoni che è una dottrina platonica. Anche s e poi dice che la musica nasce dal limitazione del suono degli uccelli ma non significa che afferma che l'uomo cerca di riprodurre il verso degli animali. No teoria della formazione delle parole da i versi degli animali.
  • Poi passa ala mondo dei cavalli richiama a Virgilio nel III georgiche.
  • Hinnitus (vv.1073): altra parola onomatopeica per indicare il nitrito del cavallo. I nitriti non sono tutti uguali alcuni legato al desiderio amoroso, anti riti che rivelano paura. 1077 si riferisce solamente ad altre circostanze ma non specifica.
  • Iuvencus (vv.1074): usato come aggettivo riferito a equus, si trova riferito anche ad altri animali anche alle galline giovani.
  • Versi1074-75: versi molto alti di registro per indicare amore del cavallo. Composto arcaico si trova già in Accio si trova nella commedia latina equivalente greco πτεροφόρος umanizzazione scontri cavalli e tori nel III libro Georgiche di Virgilio.
  • Ad arma (vv. 1076): in procinto di battersi per amore o in procinto di affrontare le battaglie del suo padrone.

→ Virgilio (Georgiche, III libro, vv.85): c'è l'immagine del cavallo di razza da guerra

  • Sub naribus (vv.1076): non stessa posizione del verso Non c'è fremer ma volget, cavallo si anima per lo scontro. Non lo scontro di Venere ma lo scontro di guerra.
  • Lachman: Lucrezio fa riferimento a tre momenti della vita del cavallo
    1. Attività erotica
    2. Attività militare
    3. Attività del cavallo come animale di trasporto

Ma bisognerebbe introdurre un cum al posto di sub (vv.1076) perché si segnerebbe così un secondo momento separandolo dal primo ma la ripresa di Virgilio che ha sub naribus significa che a qual tempo leggevano sub. Quindi è stato rifiutato il Lachman e si intende che questo suono sia manifestazione sonora delle citazione sessuale del cavallo

  • Concussis (vv. 1077): si riferisce di solito alla mens scossa dalla paura, qui riferito alle membra degli animali scosse è un po' ambiguo e riferito ad altre emozioni che non risiano amorose, anche arma del verso 1076 e ambigui inteso o come battaglia d'amore o battaglie di uomini, quando si accinge ad andare in guerra. Considerazioni sul cavallo sono aperte e chiuse dal verbo onomatopeico
  • Sic (vv.1077): inteso "così come", spesso succede in altre circostanze nitrisce per le membra scosse
  • Sembra più quando il cavallo e percosso, spronato a correre o a portare un peso gravoso. Rispetto al cane il numero dei versi per questo esempio è minore, anticlimax



Versi 1078-1086: terzo esempio tratto dagli uccelli  → preso dall'ambito degli animali selvaggi, mentre cani e cavalli erano animali legati all'uomo usati per la protezione del gregge (i cani) e per usi bellici (cavalli) noti per intelligenza e capacità di adattarsi al volere degli uomini (per questo riescono anche meglio a significare)

→ prende in considerazione:

  • I falchi (accipitres)
  • Le ossifraghe: etimologicamente 'che spaccano le ossa' o alle procellarie o falco pescatore o avvoltoio barbato che suole spaccare le ossa degli animali uccisi per nutrirsi del loro midollo
  • Smerghi (?): sono sicuramente uccelli marini (Lucrezio ci dice che si nutrono di pesci, cosa che non può essere riferita né ai falchi né alle ossifraghe, che per certo sappiamo non essere uccelli marini)
  • Corvi: emettono suoni diversi in relazione alle condizioni atmosferiche

→ è l'esempio che troviamo in Virgilio tra i segni precursori della tempesta (vv. 388, I libro: la cornix con grande voce chiama con voce piena la pioggia) → i suoni delle cornacchie e corvi vengono legati alle condizioni meteorologiche è un fatto comune nel mondo antico (anche nei Fenomeni di Arato, in Lucano, in Orazio)



  • Salso (vv.1080): di solito è sostantivo mentre qui aggettivo
  • Verso 1081: problema zoologico, perché gli uccelli non possono emettere suoni quando hanno nel becco la preda! → congettura: al posto di predae si può pensare all'ablativo preda: si scontrano per avere la preda (?)
  • Partim (vv.1083): avverbio con funzione legata al sostantivo avviene diverse volte in Lucrezio

→ in Virgilio non lo troviamo

  • Muta (vv.1088): nel senso che non emettono suoni articolati



Versi 1087-1090: ribadisce l'origine naturale del linguaggio

→ non c'è riferimento alla terza fase di Epicuro: le ultime fasi vengono ad essere totalmente omesse nella

     presentazione di Lucrezio che insiste molto sul motivo fusis e la polemica contro concezione del nomothetes (un

    singolo uomo super dotato che abbia insegnato a tutti gli uomini di parlare)

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